Alla scoperta dei Paccasassi: un sapore selvatico tra terra e mare

Dal Giglio di San Giovanni ai profumi dell’Adriatico

Dopo aver celebrato il fuoco arancio del Giglio di San Giovanni tra le fioriture selvatiche dei Monti Sibillini, torno a raccontarvi un altro incontro inatteso con la meraviglia della nostra terra.

Se il “fiore proibito” dei Sibillini ci ha insegnato la potenza del silenzio e del rispetto, oggi vi porto con me verso un’altra direzione: là dove la terra finisce e il mare comincia. Scopriremo un sapore sorprendente, capace di unire le rocce all’acqua salata, e stupire anche chi – come me – abita l’entroterra: i Paccasassi del Conero.

Un primo assaggio indimenticabile

Vivo a Jesi, città nella valle del fiume Esino, e ricordo ancora quella sera in pizzeria, quando assaggiai – su consiglio del cameriere – una pizza dal nome che sembrava uno scioglilingua. Pochi ingredienti, ma un sapore intensamente evocativo: sapido, agrumato, marino. Un assaggio che portava con sé la brezza dell’Adriatico, pur trovandomi immersa nella Vallesina.

Fu l’inizio di una curiosità crescente: scoprii che i Paccasassi – noti anche come finocchietto marino o Crithmum maritimum – sono molto più di un ingrediente. Sono una storia, una memoria viva, una pianta selvatica che racconta di radici e di mare.

Identikit di una pianta straordinaria

Appartenente alla famiglia delle Apiaceae (come finocchio e carota), il Paccasasso è una pianta perenne, robusta, dal portamento cespuglioso. Le sue foglie carnose verde-glauco e i piccoli fiori verdastri sbocciano in estate, sprigionando un profumo forte e inconfondibile.

Cresce spontaneamente sulle scogliere del Monte Conero, là dove la luce è intensa e il vento salato scolpisce la vegetazione. Il suo aroma richiama quello del finocchio, ma con sfumature marine e agrumate che lo rendono unico.

Un passato tra marinai, Shakespeare e biodiversità

Appartenente alla famiglia delle Apiaceae (come finocchio e carota), il Paccasasso è una pianta perenne, robusta, dal portamento cespuglioso. Le sue foglie carnose verde-glauco e i piccoli fiori verdastri sbocciano in estate, sprigionando un profumo forte e inconfondibile.

Cresce spontaneamente sulle scogliere del Monte Conero, là dove la luce è intensa e il vento salato scolpisce la vegetazione. Il suo aroma richiama quello del finocchio, ma con sfumature marine e agrumate che lo rendono unico.

Dai ristoranti dell’entroterra alle nostre cucine: qualche idea per gustarli

Anche a Jesi e nei ristoranti dell’entroterra, i Paccasassi sono sempre più apprezzati. Ogni volta che li assaggio, è come sentire un frammento di mare tra le colline.

In cucina, sono incredibilmente versatili:

  • Con ciauscolo(salame tipico marchigiano), latticini freschi o pesce affumicato

  • Nei primi piatti con moscioli di Portonovo

  • Su focacce con mortadella

  • In pesti, sughi e salse, dove donano freschezza e sapidità

La consistenza carnosa e il gusto aromatico li rendono un ingrediente prezioso, perfetto per elevare anche le ricette più semplici.

Paccasassi e Naturopatia: un sostegno per i reni: come utilizzarli nel quotidiano

Oltre al gusto, i Paccasassi hanno anche interessanti proprietà in chiave naturopatica:

  • Effetto diuretico naturale

  • Aiutano a eliminare le scorie e riequilibrare il pH urinario

  • Ricchi di vitamina C, sali minerali e oligoelementi

  • Depurativi e remineralizzanti

Nota importante: l’uso delle piante officinali va sempre accompagnato dal parere di un medico. La naturopatia è una forma di supporto, non una sostituzione della medicina.

Nel quotidiano li puoi utilizzare:

  • In cucina, freschi o sott’olio

  • In tisane (foglie essiccate in infusione 10-15 minuti)

  • Come tintura madre o integratori, su consiglio di un esperto

  • Abbinati a uno stile di vita consapevole, con idratazione, movimento e momenti di silenzio rigenerante

Un piccolo incanto da condividere

Scoprire i Paccasassi è stato come aprire una finestra sul mare da una collina dell’entroterra. Una meraviglia selvatica, un ponte tra passato e futuro, tradizione e innovazione. Un segreto che merita di essere sussurrato, come fanno le generazioni che si passano un sapere.

E voi, li conoscete già? Li avete mai assaggiati?
Se vi va, scrivetemi le vostre esperienze o ricette: sarò felice di leggerle. Intanto, io continuo a lasciarmi sorprendere. Una forchettata alla volta.

Nel prossimo appuntamento di agosto, vi porterò alla scoperta dell’Artemisia selvatica, una pianta avvolta da mistero e antica sapienza. Tra stelle cadenti, desideri sussurrati e il calore della moxa, esploreremo insieme il legame tra questa erba spontanea e il benessere, lasciandoci guidare dal profumo dell’estate che volge al termine. Restate con me per continuare questo viaggio nel cuore gentile della mia terra.

Un abbraccio fiorito e pieno di luce dalle Marche

Gloria

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