Ci sono mesi che sembrano partire col piede giusto, eppure basta un soffio – letteralmente – per far vacillare l’equilibrio.
Luglio, per me, è iniziato così. Con tutta l’emozione e la dedizione del primo invio, da autodidatta, della mia rubrica Soffio di Benessere – creata interamente con il cuore, con inesperienza e con tanta voglia di condividere.
Ma qualcosa è andato storto.
Un piccolo intoppo tecnico, un link che non si apriva, e qualche messaggio gentile ma disarmante che mi segnalava l’errore.
Avrei potuto sentirmi sconfitta. E credimi, in altri momenti della mia vita avrei mollato, pensando di essere solo "sfortunata" e di non combinarne mai una giusta. Invece, dopo anni di lavoro sulla consapevolezza e sull'equilibrio, ho scelto di ascoltare quel disagio come un invito a fermarmi, a respirare, a ricordare che anche la cura – nella comunicazione, come nella vita – non è mai lineare.
Come all’inizio di ogni cammino personale: serve delicatezza. E spesso anche qualcuno che ci tenga la mano.
È accaduto anche a me, poco tempo fa, quando ho accettato una supplenza come insegnante di sostegno. Un’esperienza nuova, che ha messo in luce le mie fragilità. Mi sono sentita fuori posto, sopraffatta. Tante voci interiori dicevano: “Non sei pronta”, “Non ce la farai”.
Ma proprio lì, nel punto più fragile, qualcosa ha cominciato a trasformarsi.
Ho scoperto che uscire dalla zona di comfort non è un fallimento, ma un atto d’amore verso se stessi.
Ed ho incontrato ragazzi e famiglie che, senza saperlo, mi hanno mostrato il vero significato della parola sostegno.
Abbiamo bisogno che qualcuno ci veda. Che ci ascolti. Che ci tenga per mano – anche solo simbolicamente. Solo così, con il tempo, impariamo a esserci per noi stesse. Questo stesso processo l’ho visto anche in M., una donna arrivata a me con la stanchezza nel cuore, più che nel corpo.
Sempre disponibile per gli altri, ma mai per sé.
Abbiamo iniziato un viaggio fatto di piccoli gesti, ascolto, respiro. Abbiamo sciolto nodi profondi e dato voce a emozioni rimaste in silenzio troppo a lungo.
Oggi M. cammina accanto a sé, non più dietro a nessuno. Con consapevolezza. Con il coraggio di dire: “Io merito.”
E allora sì, forse è proprio questa la lezione che luglio mi ha lasciato:
✨ Che per brillare, a volte, abbiamo bisogno che qualcuno accenda per noi la prima scintilla.
✨ Ma poi, impariamo a farlo da sole.
✨ Con gesti semplici. Con una nuova cura. Con una gentilezza che nasce dentro.
✨ Con la luce di un’esperienza che lascia il segno.
Pochi giorni fa ho partecipato a un evento per celebrare l’estate. Un momento che è stato, per me, davvero illuminante — come il sole che inonda tutto al suo arrivo: più intenso, più trasformativo di quanto mi aspettassi. In quella luce ho visto una parte del mio corpo che non riuscivo ad accogliere.
E, per la prima volta, l’ho abbracciata.
Ho trasformato la mia pesantezza in leggerezza. E da quella leggerezza voglio ripartire, per costruire qualcosa di nuovo nei mesi che verranno.
Qualcosa che possa arrivare ancora di più alle persone.
Credo nelle mie potenzialità.
E mi impegnerò con amore affinché ogni donna possa riscoprire la propria bellezza interiore. Perché sì, la luce esiste. Anche quando sembra nascosta.
Quando ti senti smarrita, fragile o “non abbastanza”, prova a creare un piccolo spazio tutto tuo. Silenzioso. Protetto. Sincero.
E lì, prova questo rituale:
Accendi una candela.
Lascia che la fiamma diventi il simbolo della tua presenza, anche se tremante.
Chiudi gli occhi e porta una mano sul cuore.
Respira lentamente, come se ogni respiro fosse un abbraccio.
Ripeti sottovoce queste parole:
“Io merito luce, anche quando mi sento spenta.
Io sono abbastanza, anche quando mi sento fragile.
Io cammino con me.”
Fallo ogni volta che ne senti il bisogno.
Anche solo per un minuto. È già abbastanza.
Ti auguro un luglio di trasformazione lenta, di dolcezza nuova, di piccoli grandi ritorni a te.
Con amore e cura,
Gloria – Naturopata gentile
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