Oltre la zona comfort: un viaggio inaspettato nel cuore del sostegno

Quando la vita ti invita a superare un limite

Cara lettrice,

oggi ti racconto un’esperienza che ha lasciato un segno profondo nel mio cammino personale e professionale. È qualcosa che esce un po’ dai binari classici della naturopatia, ma che mi ha insegnato tanto su me stessa. Perché, a volte, le esperienze che sembrano lontane da ciò che facciamo ogni giorno sono proprio quelle che ci aiutano a crescere di più.

Arte, benessere… e quella porta sempre chiusa

Chi mi conosce sa quanto l’arte sia per me uno strumento potente di cura e trasformazione. Insegnarla è sempre stato un atto naturale, una scelta che risuona con il mio modo di intendere il benessere.

Ma c’era un ambito che, finora, avevo sempre evitato: l’insegnamento di sostegno nelle scuole. Una scelta dettata più dalla paura che da una reale valutazione. Paura di non essere all’altezza. Paura di non riuscire a offrire ciò di cui queste famiglie e questi ragazzi hanno davvero bisogno.

Dire sì alla sfida

Quando è arrivata una proposta di supplenza come insegnante di sostegno, ho esitato a lungo. Accettare significava uscire da quella che era, a tutti gli effetti, la mia zona di comfort. Ma alla fine ho detto sì, sostenuta da mio marito e dalla mia famiglia.

Il primo giorno non lo dimenticherò mai. Una volta rientrata a casa, il mio corpo ha ceduto: mal di testa fortissimo, nausea, debolezza. Un segnale chiaro che avevo toccato un punto vulnerabile, e che quella scelta aveva smosso qualcosa di profondo.

Una cassetta degli attrezzi per i momenti di down

Quell’episodio mi ha ricordato l’importanza di avere strumenti interiori — una cassetta degli attrezzi emotiva — per affrontare i momenti difficili. Perché non si tratta solo di gestire la fatica, ma anche di trasformare le paure. E per farlo, serve anche il linguaggio giusto.

Cambiare prospettiva comincia anche da come ci parliamo. Le parole che usiamo possono imprigionarci oppure liberarci. Se diciamo “non ce la faccio”, stiamo già dando una forma al fallimento. Ma se ci chiediamo “cosa posso imparare da questo?”, ecco che si apre una nuova possibilità.

Il dono inaspettato dell’incontro

In questi giorni ho scoperto quanto queste esperienze possano donare. Quanto siano ricche di umanità. Di bellezza. Di piccole conquiste quotidiane che spesso diamo per scontate. E soprattutto, quanto sia importante imparare a comunicare anche senza parole, attraverso la presenza, lo sguardo, la pazienza.

Sì, forse sono cose che tante persone hanno già vissuto e capito. Ma io credo che ogni storia abbia il diritto di essere raccontata, perché è attraverso la condivisione che diamo senso alle esperienze.

Il vero significato della parola “sostegno”

In questi giorni ho sentito di aver imparato una lingua nuova: quella dell’ascolto profondo. Ho incontrato ragazzi che sembrano non comunicare… ma forse siamo noi a non saperli ancora ascoltare nel modo giusto. Il dono che ci fanno, nel loro essere autentici, è immenso.

Questa esperienza mi ha toccata nel profondo. Mi ha fatto scoprire che la parola “sostegno” non è solo un ruolo scolastico. È un modo di stare accanto all’altro, di dire: “Ci sono. Anche quando è difficile. Anche se ho paura”.

Vulnerabilità come forza

A 48 anni, ho fatto qualcosa che temevo da tempo. Ho detto sì a un’opportunità che sembrava troppo lontana da me. Ed è stato bellissimo. Spero con il cuore che ci saranno altre occasioni simili, in cui poter essere d’aiuto, anche solo un po’.

Questa esperienza mi ha ricordato che la vulnerabilità non è debolezza, ma una porta attraverso cui passa la nostra forza più autentica. E che anche la scuola — a volte rigida, a volte faticosa — può diventare una vera scuola di vita.

Ti auguro una settimana piena di scelte coraggiose e nuove prospettive. Che tu possa, ogni giorno, sorprenderti di quanto sei capace di uscire dalla tua zona di comfort… e trovare tesori inaspettati.

Con affetto,

- Gloria

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